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“Discorso delle chiavi” 2013 |
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Discorso del parroco don Mimmo Falco in occasione della Festa Patronale, in onore di Maria SS. di Costantinopoli protrettrice di Bitritto.
5 marzo 2013
La storia del nostro paese ci ha consegnato un gesto che ogni anno si ripete: consegnare le chiavi del paese alla nostra Patrona. Il gesto è sempre lo stesso, ma forse non è lo stesso il sentimento che lo accompagnano. E’ passato un anno dall’ultima festa e molte cose sono cambiate nella vita delle persone. Oggi, sembra diffuso tra noi un senso di tristezza e di confusione. Un termine che tutti abbiamo ormai imparato ad utilizzare per descrivere il nostro tempo è “crisi”. Oggi tutti affermano che siamo in crisi,dando a questa espressione un’accezione negativa. Sembra che il primo ad utilizzare questo termine “crisi” sia stato Ippocrate, un filosofo del V secolo, considerato il padre della medicina. Egli, infatti, ne parla a proposito della malattia che, ad un certo punto raggiunge un punto decisivo. Potremmo dire una svolta, un bivio nel quale la malattia si evolve, verso la morte o verso la definitiva guarigione. La “crisi” quindi, di cui tanto parliamo, può essere una minaccia, ma può essere anche un’opportunità. In questo caso, siamo noi a decidere la svolta che la crisi può assumere. Gesù, a questo proposito ci ricorderebbe, quasi in tono di rimprovero: “Sapete valutare l’aspetto del cielo e della terra; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?” (Lc 12,56-57). I cristiani, proprio alla luce del Vangelo, non dovrebbero subire la crisi come una minaccia, ma dovrebbero trasformarla in un’opportunità, rivendicando e riaffermando i principi fondamentali che devono sostenere la vita in comune. La crisi, che tutti definiscono “economica” è solo il tetto di una casa nella quale cominciano a venir meno le fondamenta. Come possiamo preoccuparci di riparare il tetto se non sappiamo su quali pilastri appoggiarlo? E’ questa la responsabilità che, come cristiani dobbiamo assumerci. Dobbiamo ricordare a noi stessi e agli altri che, secondo la parabola di Gesù, la casa la si costruisce sulla roccia e non sulla sabbia. Sulla roccia dei valori veri e non sulla sabbia delle illusioni. La festa che stiamo celebrando, forse può aiutarci a scoprire alcuni di questi valori sui quali costruire il nostro futuro. Penso in questo momento alla gioia di stare insieme su questa piazza. Dovremmo ricordare che le diverse opinioni sono una ricchezza quando lavorano ad un unico progetto, ma quando diventano bandiere da difendere alimentano solo la divisione. Il nostro paese non ha bisogno di persone che, comodamente seduti sulle panchine, dicono agli altri cosa bisognerebbe fare. Anzi, chi sa solo giudicare il lavoro degli altri, diventa lui stesso un ostacolo. Per fortuna, il nostro paese è ricco di uomini e donne che hanno spiccata intelligenza, capacità di dedizione, grande professionalità e senso del dovere. Sono soprattutto loro che devono sentirsi responsabili nel lavorare per il futuro del nostro paese. Penso in questo momento anche ai nostri giovani che, almeno per oggi, sono costretti ad allontanarsi dalla piazza virtuale di facebook per scoprire che è molto più bello guardare negli occhi chi ti parla piuttosto che vederlo attraverso uno schermo. Anche voi, carissimi giovani dovete sentirvi protagonisti della storia del nostro paese. Scusate se mi permetto di dirvi: non correte sempre verso la città, ma cominciate ad esserci. Fatevi vedere! Cominciate ad essere orgogliosi del paese nel quale vivete. Rivendicare le cose che non ci sono o non funzionano non basta. Il nostro paese ha bisogno di voi, della vostra presenza, della vostra intelligenza, della vostra creatività, del vostro entusiasmo. In conclusione, la preghiera che oggi vogliamo rivolgere alla nostra Patrona sarà proprio questa. Santa Maria di Costantinopoli, nostra Patrona, aiutaci a trasformare la crisi che stiamo vivendo in un’opportunità e non in una minaccia. Aiutaci a non cedere alla tentazione del vittimismo ma donaci il coraggio della profezia. Aiutaci a non lasciarci sedurre dalle false promesse, ma donaci la responsabilità dell’impegno. Infine, aiutaci a vivere la fede non come una stanca abitudine, ma come la forza di ricominciare là dove gli altri dicono che non c’è più speranza.
Foto gentilmente concessa dal Comitato Festa Patronale: |